Mini racconti del viaggio lento in Liguria: V parte.
Il parco naturale di Portofino è una delle più belle macchie mediterranee d’Italia. Ciò che lo rende ancora più affascinante è la sua fitta rete di percorsi escursionistici. Camminare, qui, è l’unica maniera per spostarsi e poter esplorare le sue zone più belle. Niente treni, niente macchine, solo natura. Il passo del bacio. Racconteremo questa avventura con un pizzico d’orgoglio perché, nonostante la paura e l’ansia che abbiamo provato in certi momenti, siamo riusciti a terminare un percorso estremamente difficile e tortuoso.
Sarà bello, pensiamo, perché godremo costantemente della vista del mare, sarà intrigante perché ci si insedieremo nel bel mezzo della natura. Il cartello però ammonisce: “Percorso MOLTO IMPEGNATIVO, camminata di due ore e mezza“.
Due o tre ore di camminata non ci spaventano, anzi è proprio ciò che cerchiamo. Tuttavia fa molto caldo e l’idea di marciare sotto il sole cocente ci dissuade un pochino. Mentre leggiamo il cartello, inoltre, abbiamo la sensazione di stare per commettere un grosso errore ma ignoriamo i presagi di sventura e cominciamo a camminare, fiduciosi, seguendo un lungo tragitto che combacia con la linea costiera. Alla nostra destra c’è il mare, alla sinistra del sentiero la roccia impervia. Lasciamo che siano le foto a descrivere la bellezza del panorama.
Primi passi
Il primo bivio è a poche centinaia di metri dall’inizio del percorso. Una scala lunghissima scende verso il mare. Sono migliaia di gradini scolpiti sulla roccia che conducono fino a Punta Chiappa. Questa meta tuttavia non ci convince per cui proseguiamo dritti (chi le avrebbe risalite poi tutte quelle scale?).
Nel bel mezzo della boscaglia l’incontro con un cucciolo di cinghiale suscita in noi molta meraviglia, così proviamo a seguirlo, ma solo con lo sguardo; i suoi genitori potrebbero trovarsi nei paraggi; alla fine scompare nella fitta boscaglia bofonchiando un grugnito.
Si prosegue, fino ad arrivare ai bunker militari.
Batterie militari
Le postazioni anti-aeree della seconda guerra mondiale si affacciano sul mare sporgendo dalla punta più estrema della roccia. Gli spazi interni sono visitabili, anche se un po’ claustrofobici e sinistri; il panorama di cui si gode dalle “batterie” doveva essere in grado di sollevare il morale dei soldati durante la loro vedetta. Sicuramente ha sollevato il nostro, dopo tanto scarpinare. Da lassù, grazie ad un cielo limpido, abbiamo ammirato i rilievi ed i contorni delle Alpi Marittime, la macchia mediterranea della Costa Ligure, le città marinare.
Natura selvaggia
Le barche sfrecciano avanti e indietro, tradendo il loro passaggio con la striscia di spuma bianca dei motori, un po’ come fanno gli aerei nel cielo, con le strisce dei loro scarichi inquinanti. Non c’è ambiente nella quale l’uomo non lasci un segno indelebile del proprio passaggio. Le impronte dei nostri piedi però scompaiono in fretta sulla via: il vento passa e con un soffio le cancella.
In basso, non si vede nessuna spiaggia sabbiosa, solo rocce e scogli che spuntano fuori dall’acqua; qui si osserva ancora qualche amante della solitudine: c’è chi si dedica alla pesca, ai tuffi o semplicemente trova uno spazio privato per denudarsi e abbronzarsi in santa pace. Più avanti gli antichi tracciati in selciato si perdono tra i grovigli del bosco di montagna, la terra battuta scompare lasciando l’escursionista perplesso sul da farsi. Per fortuna il simbolo dei due cerchi rossi appare spesso lungo la via consentendoci di intuire la giusta direzione… Ad un certo punto del cammino rimaniamo completamente soli, in mezzo alla natura selvaggia.
Poesia
Abbiamo assaporato molto questo momento, sospesi tra mare, cielo e terra, distanti da qualsiasi forma di civiltà. Pochi elementi a fare da sottofondo musicale: il suono fragoroso delle onde, il canto gioioso di un gabbiano, i silenzi del cielo terso e i sussurri del vento. E noi, umili spettatori, con il nostro respiro affannato, le goccioline di sudore che evaporano nell’aria, l’inquietudine nel cuore. Dopo le batterie, il sentiero scende dolcemente per un breve tratto, poi ricomincia la salita. Si risale lungo il crinale dove si incontrano una serie di dislivelli impegnativi.
E cominciano i guai.
Arrampicate e strapiombi
Ogni volta che affrontiamo un’arrampicata ci illudiamo di essere vicini alla meta, ma basta guardare l’orizzonte a est per capire che la nostra destinazione è ancora tremendamente lontana. Due, forse tre versanti di montagna ci separano dal più vicino centro abitato (che è San Fruttuoso). Ci incoraggiamo a vicenda.
“Metti un piede lì, e poi lì. Ce l’hai quasi fatta! Ora tocca a me!“.
Parole per infondere fiducia e coraggio, parole che però non nascondono le nostre preoccupazioni. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato così impegnativo?
Preoccupazioni
Mentre ci si arrampica, si è concentrati sulla via da raggiungere ma può capitare che un piede scivoli o un appiglio si stacchi dalla parete, e allora è facile perdere l’equilibrio e trovarsi soggetti alla dura legge di gravità. Il pensiero di queste cose, accompagnato dal rammarico di non avere con noi un’attrezzatura adeguata, non ha fatto che alimentare pensieri bui nella nostra testa. Tornare indietro ci è sembrato stupido dal momento che avevamo percorso già due ore di cammino. La nostra meta dev’essere vicina, pensiamo. Ma ci sbagliamo sempre. Stravolti dalla paura più che dalla fatica, dobbiamo ammettere di aver pensato, anche più di una volta, ai soccorsi alpini: un elicottero potrebbe venire a salvarci. L’orgoglio ci spinge a camminare, quindi proseguiamo finché non avvistiamo un anfratto ombroso nel bel mezzo del sentiero. Pomodori crudi e pesche succose ci aiutano a ripristinare i sali minerali e gli zuccheri necessari nel nostro corpo. Il riposo, l’ombra e il cibo ci aiutano a recuperare i sensi. Abbiamo speso quel momento accasciati al suolo, nel silenzio pendente della montagna, tremanti forse, cercando di capire che cosa abbiamo sbagliato.
Il Passo del Bacio
Così si chiama questa traversata. Un toponimo che deriva da una leggenda d’amore, la versione ligure del Romeo e Giulietta di Shakespeare.
“Un ragazzo e una ragazza si amavano alla follia ma il loro amore era osteggiato dalle ricche famiglie di entrambi, le quali erano in lotta tra loro. Si dice che in una calda giornata i due fanciulli si diedero appuntamento in una delle vette del promontorio di Portofino. Dopo un ultimo bacio d’addio si gettarono nel vuoto. Un gesto estremo per sfuggire all’egoismo dei loro genitori”.
Verremo a sapere di questa storia solo più tardi, nel comfort delle nostre case. Tuttavia non sappiamo se sia vera. E’ certo che l’amore può spingere a grandi pazzie. E’ talmente forte, a volte, da sconfiggere qualsiasi paura, anche quella più ancestrale di cadere giù da una scogliera. L’amore può anche aiutare due giovani in difficoltà a ritrovare la forza per continuare un’arrampicata difficile. Si va avanti, si lotta, si fatica e si soffre, in un’avventura come nella vita di tutti i giorni, non tanto per un istinto egoista di sopravvivenza, quanto piuttosto per le persone che amiamo. Senza questo carburante, forse, saremmo completamente spacciati.
Incontri
Poco tempo dopo, mentre continuiamo a rimanere accasciati per terra, voci di viandanti attirano la nostra attenzione ed alimentano le nostre speranze. Sono rumori di passi vicini e sospiri affannati, che ci inseguono lentamente. Gli accenti sembrano stranieri. Si tratta di un bel colpo di fortuna, un incontro lungo la via che ci aiuterà ad affrontare e terminare questo percorso difficoltoso.
Ma questa storia ve la raccontiamo nel prossimo post!
Nel frattempo ricordatevi di scegliere bene i percorsi ed i sentieri di montagna da affrontare, potreste andare incontro a imprevisti, ostacoli e seri pericoli, proprio come è successo a noi!
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Abbastanza impressionante. Non so se lo farò mai.
noi l'abbiamo fatto, con calma e decisione, quando ne esci sei soddisfatto come quando vinci una partita .E abbiamo più di 60 anni
Leggende
Ragazzi io l’ho fatto e mi è sembrato davvero semplicissimo.
Semplicemente, da non fare se hai le vertigini come moltissimi altri cammini in montagna.
Sono passati tanti anni ormai. L’ho rifatto una seconda volta e sono d’accordo: non è per chi soffre di vertigini e bisogna evitare di percorrerlo con zaini pesanti. Buon avventura a tutti.