
Ostelli gratuiti sulla via Francigena – dove trovarli? – Lungo la Via Francigena e il Camino de Santiago, in alcune località, chiese e oratori offrono alloggi gratuiti ai pellegrini. In alcuni di questi luoghi, è persino possibile ottenere pasti gratuiti. Tuttavia, queste generose sistemazioni non si trovano in ogni paese lungo il percorso. Purtroppo, negli ultimi anni il Camino de Santiago ha conosciuto un’impennata turistica, con l’apertura di numerosi bed & breakfast dedicati ai pellegrini, molti dei quali hanno tariffe che non rispecchiano molto l’idea di un pellegrinaggio economico.
Durante un viaggio a piedi compiuto qualche anno fa, nei pressi di Santiago de Compostela, mi capitò un’esperienza che ancora oggi porto con me. Stanco e affamato, trovai ospitalità in un piccolo ostello dedicato ai pellegrini. Pagai solo cinque euro per la notte – una cifra quasi simbolica. Fino ad allora, ignoravo che lungo il Cammino esistessero alloggi così accessibili, pensati appositamente per chi intraprende quel percorso non solo con i piedi, ma anche con lo spirito.
Questi ostelli non promettono comodità né lussi. Al contrario, sono spazi semplici, essenziali, spesso spartani. Ma è proprio nell’umiltà che molti pellegrini trovano il senso del loro cammino.
Per essere accolti, mi fu richiesto un documento particolare: la Credenziale del Pellegrino. Una sorta di passaporto spirituale, che si può ottenere in molte chiese lungo il percorso. Va timbrata ad ogni tappa, e senza di essa si rischia di non essere ammessi in alcune strutture, o di dover pagare una tariffa diversa. È un piccolo gesto, quello del timbro, ma racconta la storia di ogni passo compiuto.
Da quel momento, ogni volta che ho viaggiato a piedi, ho cercato sistemazioni simili. Alcune sono gratuite, o meglio, apparentemente gratuite. In realtà, non andrebbero mai intese come tali. Il pellegrino non è un ospite d’onore che tutto pretende, ma un viandante che si inserisce, con rispetto, in una rete di ospitalità basata sulla fiducia.
Questi luoghi prendono il nome di donativi. Non esistono grazie a fondi pubblici o grandi sponsor, ma solo grazie alla generosità di chi vi transita. Una donazione, anche modesta — cinque, dieci euro — può fare la differenza. Aiuta famiglie, parrocchie, associazioni che si occupano di pulire, di offrire acqua calda, elettricità, e spesso anche un pasto caldo o una parola gentile.
Il donativo non è il prezzo di una camera: è un gesto di riconoscenza. È dire “grazie” con qualcosa di concreto, lasciando dietro di sé non solo un letto vuoto, ma anche un segno di gratitudine.
Il pellegrino non è un ospite d’onore che tutto pretende, ma un viandante che si inserisce, con rispetto, in una rete di ospitalità basata sulla fiducia.
Ostelli gratuiti sulla Via Francigena
Tre anni fa, durante il mio pellegrinaggio sulla Via Francigena, ho avuto la fortuna di essere ospitato in diverse strutture lungo il cammino: dall’antica abbazia di Mortara, negli ostelli dei pellegrini di Nicorvo, Robbio, Santhià, Cavaglià e Vercelli, – un itinerario che si snoda tra le pianure e i borghi del nord Italia, carico di storia e silenzi.
Nei miei viaggi più recenti, percorrendo alcuni tratti della Francigena settentrionale in bicicletta, ho colto un cambiamento. A Santhià, Cavaglià e Ivrea, l’accoglienza era ancora calorosa, ma la “gratuità” aveva lasciato il posto a un’offerta minima obbligatoria, solitamente di dieci euro. Nulla di eccessivo, anzi: se si considera la qualità degli spazi, la disponibilità dei volontari e i servizi messi a disposizione, la cifra è più che ragionevole.
È un contributo che ha il sapore del rispetto, non della transazione.
Questa prassi si è diffusa lungo tutto il percorso. Per questo motivo, mi sento di consigliare a chiunque intraprenda il cammino di contattare in anticipo le strutture di accoglienza pellegrina. Un arrivo improvviso, se un tempo poteva essere accolto con un sorriso e un letto libero, oggi rischia di non trovare spazio. Soprattutto nei mesi estivi, quando le strade si riempiono di viandanti, gli ostelli dei pellegrini possono facilmente raggiungere la capienza massima. Meglio dunque non lasciare tutto al caso, pur restando aperti agli imprevisti del viaggio – perché anche quelli, dopotutto, fanno parte del cammino.
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