I templi di Angkor in bicicletta

Angkor Wat, Cambogia

Gli appassionati di videogiochi o di Angelina Jolie forse conoscono questo luogo della Cambogia senza saperlo. Infatti, in uno dei suoi templi è ambientato Tomb Raider, così come alcune scene di uno dei film di Indiana Jones.

In questo articolo vi racconto un modo lento e poco comune per visitarli: in bicicletta e in completa autonomia. Questo mi ha permesso di scoprirli in modo più autentico e di apprezzarli al meglio. Ci andai nel luglio 2015, durante un viaggio che feci principalmente in Thailandia, in solitaria e con lo zaino in spalla, il mio stile preferito.

Angkor Wat, Cambogia

Angkor, il meglio della Cambogia

Il complesso religioso di Angkor è il più grande al mondo: ci sono centinaia di resti di edifici, molti in buono stato, distribuiti su un’area immensa. Secondo alcuni ricercatori, è stato il più vasto sito abitato al mondo nel periodo preindustriale e una delle prime città a raggiungere il milione di abitanti.

È anche l’insieme di monumenti più visitato in Cambogia e uno dei più visitati di tutta l’Asia. Si tratta delle testimonianze dell’antico Regno Khmer, che prosperò nel Sud-Est asiatico dal IX al XV secolo.

Tutti questi record, però, non raccontano quello che rende questo posto davvero magico. Con il declino del Regno Khmer, il sito venne abbandonato e gradualmente inglobato dalla foresta lussureggiante della zona. Nei secoli, la vegetazione ha ricoperto e nascosto tutto, fino a quando, alla fine dell’800, si è iniziato a riportare alla luce le meraviglie di Angkor. Tuttavia, esse restano in qualche modo abbracciate e circondate dalla foresta.

Angkor Wat, Cambogia

Ciò che mi ha colpito maggiormente è proprio questo mix di natura e storia: i poderosi templi e la forza degli alberi che si intrecciano gli uni agli altri.

I due templi che restano più impressi sono il principale e più grande, l’Angkor Wat, che si rispecchia nelle enormi vasche antistanti, e il Bayon, dove su ogni colonna è scolpito lo stesso viso sorridente, che pare rappresentasse l’imperatore che lo fece costruire. Fantastico, anche se un po’ inquietante, perché ti senti osservato da tutte le parti.

Di tutt’altro genere è il divertimento a Siem Reap, la cittadina base per visitare il sito archeologico, che non è vicinissima (12 km), ma è piena di sistemazioni, allegri bar e ristoranti.

Come lo visitano la maggioranza delle persone

Tutti gli esperti che parlano di Angkor consigliano di visitarlo all’alba e al tramonto, partecipando a un tour o affidandosi a un tuk-tuk.

Ecco, io invece sono convinto di aver fatto la scelta migliore, anche se in quei giorni fummo solo in due a farla: visitai il sito in completa autonomia e in bicicletta.

Angkor Wat, Cambogia

Il problema di tutti i posti belli è che, giustamente, ci va tantissima gente. Personalmente, non sopporto la calca e non avevo alcuna intenzione di trascorrere i 2-3 giorni necessari continuamente intruppato. Ovvio che davanti ai templi principali ci sia comunque ressa, ma girando in autonomia puoi scegliere i tempi a tuo piacere e, almeno tra un posto e un altro, goderti la pace e la natura.

Inoltre, quando mi ritrovo tra flotte di super fotografi e selfisti (coloro che si fanno i selfie), mi diverto a cercare di apparire nello sfondo delle loro foto facendo smorfie e boccacce.

I tuk-tuk meritano un discorso a parte. Per chi non fosse mai stato in Asia (ma anche in Sud America), si tratta di un veicolo simile alle nostre Ape Car, adattato al trasporto di persone. Da quelle parti vengono chiamati così per il rumore del motore e si distinguono per i colori sgargianti, gli addobbi eccentrici e, spesso, la guida spericolata.

Soprattutto nelle zone più turistiche, gli autisti sono in continua ricerca di clienti, in maniera abbastanza pressante. È difficile fare due passi tranquilli senza che qualcuno inizi a sbracciarsi e a chiamarti. Le prime volte pensavo fosse successo qualcosa, o che fosse qualcuno che conoscevo… invece, semplicemente, lì non contemplano che uno voglia camminare.

Angkor Wat, Cambogia

Come l’ho visitato io, in lentezza

Quando chiesi il noleggio di una bicicletta, cercarono di dissuadermi, probabilmente perché è nell’interesse di tutti far lavorare gli autisti di tuk-tuk.

Ma volevo essere libero e non mi andava di avere qualcuno che mi aspettasse tutto il tempo mentre giravo. Senza contare che desideravo vivere la foresta nel modo più silenzioso possibile.

Mi diedero una graziella scassatissima, e ne fui davvero felice.

Come dicevo, non incontrai nessun altro in bici, tranne una ragazza di Parigi che rese quell’esperienza ancora più piacevole.Angkor Wat, Cambogia

Ero fermo a riprendere fiato sotto un albero (il caldo e l’umidità si fanno sentire) quando mi chiese un’informazione. Mi resi conto di essere rimasto a bocca aperta (era davvero bella), così poco dopo decisi di provare a conoscerla meglio.

Quando raggiunsi il tempio successivo, dove era probabile si sarebbe fermata, mi accorsi di aver perso la macchina fotografica. Tornai indietro, la ritrovai, rifeci lo stesso tragitto e ritrovai anche lei.

Era anche simpaticissima e ridemmo tantissimo tra un tempio e l’altro. Per farvi capire il tipo: appena arrivati a Siem Reap, dopo aver percorso la polverosa strada trafficata anche da camion, mi fece notare che eravamo impresentabili, ma che una birra fresca era indispensabile.

Me la immaginavo nel suo solito mondo, lei avvocata parigina in tailleur… e invece ce l’avevo davanti, sudata e impolverata, a ridere delle mie sciocchezze.

Eh, i vantaggi di girare in autonomia. E soprattutto in Asia, dove è tanto facile incontrare altri viaggiatori solitari.

Il secondo giorno lo trascorremmo tutto insieme e rischiammo un inconveniente non da poco.

Tra tanta natura, infatti, ci sono anche gli animali, in particolare diverse scimmie che girano libere.scimmie, Cambogia, Angkor Wat

Ci avvicinammo troppo a un gruppetto in cui c’era una mamma col piccolo, che, sentendosi minacciata, iniziò a strillare e a inseguirci. Anche se piccole, sono forzute, e soprattutto beccarsi un morso o un graffio può portare a grosse complicazioni.

Fortunatamente non insistette, e potemmo continuare ad esplorare quello che, secondo me, è uno dei luoghi più belli al mondo.

Angkor in bicicletta: fatica, libertà e magia

Visitare Angkor in bicicletta è stata una delle esperienze più belle e autentiche del mio viaggio. Mi ha permesso di esplorare i templi con calma e libertà, e mi ha anche fatto vivere la giungla in modo più intenso, lontano dal rumore dei motori e dalla frenesia dei tour organizzati.

Incontrare altri viaggiatori solitari, come la ragazza parigina, e condividere momenti inaspettati ha reso tutto ancora più speciale. È questo, per me, il bello del viaggio: lasciarsi sorprendere, perdersi un po’, vivere il luogo oltre i classici itinerari.

Se un giorno visiterete Angkor, vi consiglio di provare questa alternativa. Magari sarà più faticoso, magari suderete sotto il sole cocente… ma vi assicuro che l’emozione di pedalare tra i templi avvolti dalla foresta ripagherà ogni sforzo!

E voi? Siete più da tour organizzato o da esplorazione in autonomia? 😊


Mi chiamo Fabio Viroli ed ho un blog e un podcast dove racconto avventure, incontri ed esperienze insolite che ho vissuto nei miei viaggi, alcuni lenti.

🌍 Blog: www.strangethingstraveling.com
🎧 Podcast: Stranezze in viaggio, disponibile sulle maggiori piattaforme.


Esplora la sezione Meraviglie del mondo 🗿⚱️🕌


Oppure Cambogia con lentezza 🇰🇭


About Fabio Viroli 3 Articles
Mi chiamo Fabio Viroli, sono un viaggiatore, il più delle volte in solitaria, a cui piace fare esperienze diverse. Per caso o perché me le cerco, mi capita spesso qualcosa di particolare, tanto che ho un blog dove racconto avventure, incontri ed esperienze insolite che ho vissuto nei miei viaggi, alcuni lenti.

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*